Di “testimone” si può far morire, …. ma anche lui non ha di che rallegrarsi

Non c’è dubbio che il “testimone” è il vero patrimonio per una  efficiente somministrazione della giustizia penale. E’ per questo che costui – cosa che non accade – andrebbe trattato come un buon orafo farebbe con una pietra preziosa: … si garantirebbe che fosse “vera”,… la conserverebbe nelle migliori condizioni, …la preserverebbe dalle “offese del tempo” (che per i processi nostrani significa: lungaggini della giustizia). Trattandosi di qualcosa di inorganico non potrebbe aggiungere quello che, invece, andrebbe fatto senz’altro nei riguardi del “teste essere umano”: il motivarlo a collaborare per il raggiungimento di quello che dovrebbe essere l’unico possibile fine: ……conseguire una conoscenza il più possibile oggettiva di un accadimento.
… Il che significa non soltanto acculturare il singolo sulla sua occasionale funzione, ma soprattutto creare una diffusa  “cultura sociale” che facesse comprendere a tutti che la disponibilità a testimoniare su eventi che si abbia avuto l’occasione di conoscere attua una elevata funzione sociale atta a realizzare l’interesse di tutti (…più che di un compito elevato sto parlando, è evidente, di una aspirazione utopica).
Detto questo, alla luce di esperienze professionali stemperatesi lungo l’arco di 54 anni, devo aggiungere che,  purtroppo, comprendo  coloro che – avendo “avuto l’occasione   di conoscere” e la cui conoscenza gioverebbe a realizzare l’amministrazione della giustizia – tendono a  defilarsi approfittando di ogni opportunità per sgattaiolare dal rischio di essere chiamati a rendere testimonianza.
Un umano “comprendo” che non oserei mai tradurre in un “condivido” e tanto meno in un mio “scomparite se potete”, e tuttavia mi induce a  suggerire a chiunque di farsi un’idea propria al riguardo leggendo un interessante – e inquietante – lavoro prima di riflettere su come gli parrebbe appropriato (e anche conveniente) comportarsi ove avesse la malavventura di venire a conoscenza di un reato che sia appena più grave de (faccio per dire) l’ubriachezza molesta .
Ecco la lettura proposta: “Marta Russo. Di sicuro c’è soltanto che è morta”, di Vittorio Pezzuto…. Proposta, preciso,  con  cautela: è consigliabile solo a stomaci forti!

Avv. Domenico Carponi Schittar