Questa è da Vendere: “La Prescrizione Favorisce i Processi”
Tempo addietro un qualificato quotidiano ha corredato il titolo “La Revisione del Diritto Penale” col sottotitolo “prescrizione più ampia per favorire i processi”…
… “Per favorire i processi”?
E’ evidente che non solo viviamo nell’equivoco, ma che si tratta di un equivoco che – grazie al condizionamento dei cervelli divisato e abilmente attuato in alti luoghi deviando l’attenzione dalle cause sugli effetti– stiamo digerendo senza rigetto l’allungamento dei termini di prescrizione come se fosse l’elisir risolutore dei problemi della giustizia penale (così come, in quella civile, si sono spacciati per risolutori immaginifici tentativi di mediazione e conciliazioni assistite).
La verità è che da noi non si potrà mai risolvere il problema giustizia perché nessuno ha il coraggio civile di dirsi in cosa esso consista, di mettersi e mettere di fronte alle responsabilità per averlo alimentato e per non averlo risolto, di adottare misure che siano destinate a eliminarlo o contenerlo e non siano, invece, finalizzate a contentare qualcuno. E’ la paura a paralizzare simile impresa.
La tentazione di guardare altrove per trovare un’aria migliore da respirare mi ha fatto cadere su un brano di una sentenza che ancora fa testo (Lord Justice May in R. v. Grays Justice, ex parte Graham,1982 QB 1239) di un giudice inglese che, lo sottolineo, si pronunciò contrario alla eccessiva discrezionalità che i giudici inglesi hanno talora quanto al “bloccare” la celebrazione dei processi per eccessiva distanza di tempo degli stessi dal fatto:
“Siamo perfettamente consapevoli del fatto che oggi dobbiamo fronteggiare un considerevole ritardo e della inefficienza nei procedimenti penali prima e durante il giudizio. Ciò è deplorevole e tutti quanti sono coinvolti nel problema hanno il dovere di dare il loro massimo contributo per portare il procedimento al processo e alla decisione quanto più rapidamente ed efficientemente possibile. Tuttavia non riteniamo che una corte possa inventarsi qualsivoglia artificiale prescrizione per la celebrazione dei processi quando non si possa affermare con sicurezza che il processo stesso viene svolto perseguitando inappropriatamente l’imputato”.
Mi sembra molto civile e molto educativo. In materia di perseguibilità del reato va assai al di là di quanto fanno i nostri vertici in quanto ne difende sostanzialmente addirittura la imprescrittibilità; … ma contemporaneamente addita senza mezzi termini responsabilità e doveri di tutti gli addetti ai lavori – anche dei propri colleghi – e addirittura non teme di riconoscere che il processo viene talora usato con modalità (se non con fini) che si traducono in sostanziali ingiustizie.
Se – e i fatti lo provano – il nostro sistema di gestione della giustizia penale è malato è certo, non trattandosi di un robot andato in tilt, che di quella malattia qualcuno porta la responsabilità. Ed è altrettanto certo che di essa nessuno risponderà mai al Paese.
Avv. Domenico Carponi Schittar